domenica 21 agosto 2016

Curiosità tiburtine : il rito dei canti osceni...

Fin verso la metà degli anni '80, era tradizione, nel centro storico di Tivoli, di iniziare le festività del Carnevale con un rito, tra il sacro ed il profano, durante il quale le donne, accompagnandosi a musiche dal ritmo frenetico, si rivolgevano, a Sant'Antonio, con frasi "colorite" se non addirittura oscene, chiedendo mariti... più prosperi.


Si tratta di una tradizione, ormai scomparsa, che affonda le proprie radici nella cultura pagana : in epoca romana non mancavano, infatti, feste orgiastiche e canti licenziosi propiziatori di fecondità. Nel successivo periodo medioevale non mancarono esempi di approcci al "sacro" che si accompagnavano a riti di tipo licenzioso od osceno : ne sono un esempio "la festa dei folli" in vari paesi europei con canti osceni intonati anche da appartenenti al clero. Non sono mancate repressioni anche dure nei confronti di questi riti tra il sacro ed il profano: tali repressioni hanno fatto si che questo tipo di approccio al sacro scomparisse quasi del tutto ed è sorprendente che un tale rito sia sopravvissuto a pochi chilometri di distanza da Roma centro della cristianità. 
Una tradizione che comunque è giunta sin quasi alle soglie degli anni duemila : un momento rituale che fin verso gli anni '30 coinvolgeva l'intera città ma che progressivamente andò scomparendo e che sopravisse solo in alcune vie del centro storico fino alla seconda metà degli anni '80. Era il segnale d'inizio del Carnevale e delle sue manifestazioni trasgressive e le donne ne erano protagoniste : una volta l'anno vivevano un rito di creatività mescolato a vivacità, trasgressione e disordine per poi ritornare all'ordine permanente.


Le cronache di quel periodo ci raccontano che le donne scendevano per strada e con un ritmo frenetico delle loro musiche giungevano sin dentro la chiesa di Sant'Antonio dove intonavano strofe iniziali di saluto affettuoso all'immagine lignea del Santo e, successivamente, intonavano dei canti dal contenuto osceno e licenzioso propiziatorio della prosperità e felicità coniugale, e più il ritmo della loro musica diventava "sincopato" più il loro canto si faceva osceno.