domenica 10 luglio 2022

La gabella del passo

La «gabella del passo» era uno dei più antichi privilegi e una delle maggiori fonti di guadagno per la città di Tivoli. Essa consisteva in un dazio applicato sulle merci degli abitanti del territorio, che transitavano per Tivoli diretti a Roma. Nel 1529 gli abitanti di Castel S. Angelo (oggi Castelmadama) si rifiutarono di continuare a pagare il dazio: i tiburtini, anziché ricorrere all’autorità del pontefice, scelsero la via delle armi, marciarono verso il castello ribelle e imposero con la forza il rispetto del loro privilegio. 


S.Ignazio di Loyola

La vertenza si riaccese nel 1538. I castellani, per non pagare il dazio, presero ad evitare l’attraversamento della porta di S. Giovanni aggirando, di notte, la cinta muraria. I tiburtini costruirono allora una porta più avanzata che rendeva impossibile l’aggiramento delle mura; ma i castellani, con rinnovato impegno, gettarono un ponte per l’attraversamento dell’Aniene. I tiburtini intervennero nuovamente distruggendo il ponte ed i castellani reagirono, a loro volta, appiccando il fuoco e distruggendo la nuova porta di S. Giovanni. L’indomani i tiburtini presero le armi spingendosi fin sotto le mura di Castel S. Angelo, ma i castellani non si fecero cogliere alla sprovvista e, appostati nei boschi circostanti, ingaggiarono una serie di sanguinose scaramucce, che non ebbero esito risolutivo. 

Una pace provvisoria riuscì ad ottenerla nel 1548 S. Ignazio di Loyola, che era tenuto in grande considerazione nelle due città ostili tra loro. Ma i conflitti e le scaramucce continuarono anche nel secolo successivo. 

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fonte : Renzo Mosti, Storia e monumenti di Tivoli, Tivoli, 1968