sabato 26 giugno 2021

Saluti da Tivoli | Nel 1892 il primo lancio a distanza di energia elettrica alternata

Coloro che avranno occasione di visitare i grandiosi impianti idroelettrici di Tivoli resteranno commossi alla vista del Fabbricato dall’aspetto di diruta fortezza medievale che ospitò il macchinario della prima storica Centrale da cui nel luglio 1892 fu eseguito per la prima volta nel mondo quel lancio d’energia attraverso la campagna Romana che segnò l’alba dell’industria della energia elettrica in senso universale e che costituisce, come abbiamo detto, uno dei più grandiosi avvenimenti della storia della civiltà al quale è legato anche il nome di Roma.” (Angelo Banti, 1932) 

Chi parla è Angelo Banti (1859-1939) il grande fisico toscano che perfezionò gli studi preparatori per il primo trasporto a distanza dell’energia elettrica da Tivoli a Roma, basati sulla scoperta dei campi rotanti di Galileo Ferraris (1848-1897). 

La Centrale idroelettrica dell’Acquoria fu fondata dalla Società Anglo Romana per l’illuminazione di Roma col gas e altri sistemi negli anni Venti del XIX secolo. La Società si costituì nel 1852 per distribuire a Roma il gas luce ed assunse il nome di “Società Anglo Romana” per la presenza di capitalisti inglesi nell’atto di fondazione.

A Tivoli la presenza delle numerose cascate ha notevolmente influito sia sull’assetto urbanistico dell’insediamento che sulla natura essenzialmente industriale della sua economia. 

La posizione dell’intero complesso del Santuario di Ercole Vincitore, garantiva la riuscita di attività produttive che fossero installate nei grandi ambienti antichi.

 

Alla fine del XIX secolo l’ingegnere romano Raffaele Canevari progettò di fondarvi la prima centrale idroelettrica dell’Italia centrale. Alimentato attraverso il canale Canevari di adduzione, dalle cosiddette cascatelle di Mecenate, l’impianto d’illuminazione pubblica e privata avrebbe costituito, nonostante le piccole dimensioni, un’assoluta innovazione rivestendo una particolare importanza per la storia dell’elettrotecnica e garantendo l’illuminazione della cittadina di Tivoli. 

Nel 1882 infatti la Società Anglo-Romana, in base al programma del Direttore, l’Ing. Carlo Pouchain, illuminava con lampade ad arco i piazzali della stazione di Roma ed altri locali. 

Il sistema però non si estese perché non si potevano raggiungere in modo pratico ed economico che modeste distanze da superare, tensioni che risultano presto inadatte per gli impianti utilizzatori. Si cercò quindi di trovare il mezzo che permettesse di “attingere” energia elettrica alla elevata tensione delle linee di trasporto ed in pari tempo di cederla a tensione molto più bassa atta ad alimentare gli apparecchi utilizzatori. 

Tale mezzo fu trovato, per gli impianti a corrente alternata dagli ingegneri Gaulard & Gibbs che nel 1882 idearono un apparecchio, che fu poi denominato trasformatore, che presentarono in funzione inserito in serie in una linea sperimentale alla esposizione di Torino del 1884 che poi applicarono alla illuminazione della città di Tivoli. 

La Società, intuendo i notevoli sviluppi che avrebbe avuto il trasporto di corrente elettrica a notevole distanza, provvide immediatamente alla costruzione di nuovi impianti e al potenziamento degli esistenti e cominciò ad affrontare tutte le incognite tecniche del trasporto di oltre 5000 volt di energia elettrica dalle forze idrauliche di Tivoli. 

Alla fine del XIX secolo a Roma si manifestò la necessità di una completa sostituzione dell’illuminazione a gas con l’illuminazione elettrica attraverso una pianificazione programmatica di modernizzazione ed ampliamento degli impianti che cominciò nel 1886 con l’inaugurazione della prima centrale elettrica a vapore, costruita accanto alla Officina a gas dei Cerchi: “[…]nella sera del 30 ottobre 1886 i Romani videro Piazza Colonna illuminata a giorno mediante lampade ad arco sormontate da un enorme riflettore rotondo.” (C. Cesaroni, 1938) 

In questo clima di notevole fermento, nel 1887, considerate le grandi conquiste della ricerca nel campo della elettricità, l’Assemblea dei soci, deliberò di produrre nell’impianto di Tivoli la corrente elettrica necessaria per Roma effettuando il trasporto di corrente ad alto potenziale fino a Roma. 

L’energia elettrica era prodotta a Tivoli in una grande sala sottostante il Santuario e sarebbe stata lanciata da quattro corde di fili di rame fino a all’officina di Porta Pia, per poi entrare nella città. La realizzazione previde l’utilizzo del tratto del canale Canevari lungo uno dei lati perimetrali del Santuario di Ercole Vincitore, che termina in una presa idraulica costituita da un grosso tubo di ghisa di 1,60 m di diametro che alimenta sia la Centrale che le turbine della cartiera Tiburtina; dopo l’utilizzo l’acqua si riversava di nuovo nel canale che, prolungandosi sopra le arcate del Santuario, si concludeva in una piccola torre di caduta; la cosiddetta torretta Canevari. 

La torre Canevari in un'immagine di fine '800

In quest’ultimo tratto sono disposte due saracinesche per poter bloccare il flusso dell’acqua e una griglia per la depurazione infine, uno sfioratore dal quale le acque si rovesciano nel fiume. L’acqua di risulta garantiva il funzionamento dei macchinari del Pastificio Panzanella sito a mezza costa. Il primo lancio poté essere eseguito la sera del 4 luglio 1892 lungo il tracciato dell’Acqua Marcia attraverso la campagna romana dal colle tiburtino a ponte Mammolo, per un percorso di 24.858 m: trasporto che costituì quella prima gloriosa trasmissione a grande distanza che ha rivoluzionato il mondo, che fu inaugurata il 4 luglio 1892[…]”. (C. Cesaroni 1938) A Roma nella officina di Porta Pia la corrente veniva trasformata da alto potenziale in potenziale più basso, pari a 2000 volt e si ripartiva, percorrendo le vie principali della città per l’illuminazione sia pubblica che privata.


 

La cerimonia d'inaugurazione della più grande centrale elettrica d'Europa a Tivoli. (Archivio Istituto Luce)


La centrale rimase in esercizio fino al 13 ottobre 1899 quando la Società Anglo Romana, intuiti i notevoli sviluppi dovuti al trasporto dell’energia, per potenziare la produzione e sviluppare 8000 HP, costruì la seconda centrale nella località denominata Acquoria terminata nel 1932. 

Il complesso monumentale dell’Acquoria considerata la notevole importanza storica nonché la valenza di monumento di archeologia classica fino alla archeologia industriale, risulta essere uno dei capi saldi dell’offerta culturale tiburtina che una volta strutturata in una e vera e propria rete territoriale potrà garantire l’investimento per il futuro e lo sviluppo dell’area.


Fonte | www.lazio.beniculturali.it