La Deposizione di Tivoli si connette stilisticamente colle altre sculture romaniche della provincia, ed appunto colla Madonna di Costantinopoli d'Alatri, colla Madonna di Acuto, ora nel Palazzo di Venezia, colla Madonna della Mentorella. Ma supera tutte queste sculture lignee per grandezza di concezione e per vivezza di espressione, raffigurando con profondo sentimento il dramma pietoso del corpo del Salvatore abbassato dal legno del martirio.
Dall'alta croce scende il corpo divino colle braccia abbassate verso Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo. che s'accostano amorosamente a raccoglierlo.
L'artefice ha sdegnato ogni particolare veristico, ed ha in ciรฒ superato molti che lo hanno preceduto nel raffigurare la scena pietosa. Pare quasi che il distacco del corpo dal legno si compia per forza divina e non umana, e v'รจ in ciรฒ come un ricordo dell'antica tradizione di raffigurare il Cristo vivo sulla croce. Egli ha la bella testa coi capelli ravviati sotto le due corone, quella di spine e quella imperiale irta di acuti tridenti, china verso i pietosi, verso la madre ed il discepolo prediletto.
Su tutti s'irraggia da lui come una viva parola di consolazione di pietร e di conforto.
Alle porte di Roma la compostezza classica ha allontanato il dramma veristico di cui tanto si compiacevano i romanici del Settentrione, Nella cattedrale di Parma Benedetto Antelami ha della Deposizione raffigurato il momento piรน atrocemente crudele, quando Nicodemo salito su di una scala toglie il chiodo che ancora configge alla croce la mano sinistra del Salvatore. La destra รจ giร libera e Maria la stringe convulsa fra le sue mani e vi appoggia amorosa il volto.
La Deposizione di Tivoli รจ di carattere piรน altamente sacro e avvince col suo mistero noi uomini moderni, ma dal drammatico racconto dell'Antelami e degli altri scultori suoi affini nasce quella tradizione d'arte viva e palpitante che preparรฒ il Rinascimento. La grandiosa arte medievale romana del Duecento, in cui culminano secoli e secoli di tradizione, ha ormai raggiunto la compostezza del simbolo ieratico di per sรฉ augusto e profondo, ma non datore di vita. Pietro Cavallini monumentale e classico nelle forme e Giotto agile e drammatico sono nella pittura i rappresentanti delle due tendenze. Il Cavallini chiude una tradizione gigantesca, fermatasi ormai in una quasi ieratica immobilitร . Giotto apre coi suoi drammatici racconti, colti con occhio innamorato dalla vita, la nuova via all'arte italiana.
Il gruppo di Tivoli si compone di sei figure : il Cristo, a cui ho giร accennato, la Madonna, San Giovanni Evangelista, Giuseppe d'Arimatea. Nicodemo e uno dei due angioli che ai lati della croce sostenevano, se non mi sbaglio, le lucerne. Il Cristo รจ nudo e non ha che un panno intorno ai fianchi, ha una corta barba appuntita sul mento
La Vergine colla palla che le copre il capo ha il tipo tradizionale. dal quale non si allontana nemmeno per la mossa delle braccia lievemente alzale colle mani distese. Essa per la forma del corpo, per i lineamenti e per le vesti ricorda le madonne delle pitture medievali romane, e non v'รจ chi abbia visto la Vergine della tavola dell'Aracoeli, che risale al decimo secolo, o quella di uno degli sportelli del trittico del Salvatore che รจ dell'undicesimo e che si conserva nello stesso Duomo di Tivoli che non riconosca che lo scultore della Deposizione sta completamente in quella tradizione, che culmina sulla fine del secolo decimoterzo nella bellissima Madonna che sta ritta presso il Cristo giudice nell'affresco del Giudizio universale di Pietro Cavallini a Santa Cecilia in Trastevere. Del resto questo รจ un tipo comune all'arte romanica, che ci richiama altre figure di madonne, come ad esempio quella della Deposizione del Duomo di Modena, o quella scolpita da Prete Martino, nell'anno 1199, per il Duomo di Borgo San Sepolcro e che ora si conserva nel Museo Federico a Berlino.
Le statue di Tivoli debbono, a mio avviso assegnarsi ai primi anni del secolo decimoterzo, e sono quindi circa di un secolo piรน antiche di quelle del gruppo della Deposizione del Duomo di Volterra, ch'io ho qui riprodotto, e che per la composizione ricorda il gruppo di Tivoli, ma che gli รจ di gran lunga inferiore per modellazione ed espressione.
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Fonte | Federico HERMANIN, La deposizione di Tivoli, in Dedalo Rassegna d'Arte, Roma, 1921