mercoledì 9 novembre 2016

Personaggi della storia di Tivoli : Antonio Parrozzani

Originario di Isola del Gran Sasso, dove nacque l'11 Marzo 1870, Antonio Parrozzani, chirurgo di fama internazionale fu direttore dell'Ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli. 

Il Parrozzani occupa un posto di primo piano nella storia dell'evoluzione della cardiochirurgia : fu il primo ad eseguire un intervento di sutura sul muscolo cardiaco nel lontano Aprile 1897 presso l'ospedale romano di Santa Maria della Consolazione. 


Ad oggi, non molti tiburtini conoscono la triste vicenda della morte del noto professor Parrozzani cui è intitolata la via prospicente il nosocomio tiburtino e alla cui memoria è stata recentemente inaugurata una targa commemorativa all'interno dell'ospedale.



Era la sera del 2 Novembre 1930 quando un ex paziente del professore lo attese nei pressi dell'ospedale di Tivoli e lo colpì con numerosi colpi di rivoltella. Il professor Parrozzani morì la mattina successiva all'aggressione. 


Le cronache dell'epoca riportano che l'assassino, un ex paziente del professore operato d'ernia circa 10 anni prima, una volta tratto in arresto, la notte dell'11 novembre 1930, confessò il delitto e riferì che il Prof. Parrozzani "era stato la causa di tutti i suoi mali, perchè sul suo corpo egli aveva voluto fare un esperimento cui aveva fatto assistere una folla di studenti di medicina, medici, tre frati e tre infermiere". L'uccisore non sapeva riferire di quale esperimento si trattasse ma si sentiva vittima di un intervento chirurgico che lo aveva minorato, in particolare, attribuiva al professore l'essere stato riformato alla leva militare e l'alterazione delle sue funzioni fisiologiche. 

La successiva vicenda giudiziaria fu molto complessa in relazione al fatto che fu avanzata l'ipotesi che il delitto potesse essere stato commesso per mandato ed anche in relazione alle perizie psichiatriche che vennero eseguite sull'imputato. Esclusa l'ipotesi del delitto su mandato, il processo riprese contro il solo esecutore materiale che venne condannato all'ergastolo avendolo la Corte d'Assise di Roma ritenuto in pieno responsabile del delitto (1936). Tale sentenza fu però annullata in Cassazione e la Corte di Assise di Viterbo che riesaminò la causa condannò l'imputato a 30 anni di reclusione. Anche questa seconda sentenza fu impugnata dai difensori dell'imputato ma la Suprema Corte rigettò il ricorso (1938).