venerdì 20 aprile 2018

Curiosità tiburtine...


I “confetti” di Tivoli.

a cura di Saluti da Tivoli

Le acque che scorrono lungo il territorio tiburtino, ed in particolare quelle della zona delle terme, sono ricche di carbonati : essi determinano  fenomeni  di formazione di concrezioni  e sono alla base della formazione dei banchi di travertino di cui è ricca tutta la pianura ai piedi della città.

Le “virtù pietrificanti” delle acque della piana di Tivoli ed in particolare quelle delle Acque Albule in prossimità dei cosiddetti “Bagni della Regina”, erano ben note fin dai tempi più antichi e se ne trovano  descrizioni in diversi testi del ‘700 e ‘800 che riportano come l’acqua detta albula “sorge nel mezzo di una pianura  e forma un profondissimo lago da cui uscendo portasi per un gran canale dentro il Teverone e non solo non genera pesce ma è di odore acuto e di virtù disseccativa”  determina la formazione di quelli che venivano chiamati “confetti di Tivoli”.
Nel testo “Dizionario della lingua italiana “ dell’Abate Alberti di Villanuova del 1825, i confetti di Tivoli sono descritti come “certi sassolini di diverse maniere, generati nelle acque presso a Tivoli, talmente simili alle confezioni di zucchero che l’occhio ne resta ingannato”.
I “confetti di Tivoli” sono anche ricordati da Francesco Bulgarini che nel libro “Notizie intorno all’antichissima città di Tivoli” scrive che “le acque albule verso ove confluiscono coll’Aniene hanno inondato i terreni, e formarono concrezioni calcaree (…) di bianchezza simile allo zuccaro, per cui i frantumati rassembrano veri confetti dè quali negli ultimi due secoli se ne parlò molto dagli scrittori, e segnatamente dal Morei nel suo autunno tiburtino, chiamato confetti di Tivoli, rammentati per la loro singolarità in tutti i trattati di mineralogia”.
L’abate Michele Giuseppe Morei nella sua opera “Autunno Tiburtino di Mireo pastore arcade” del 1743 racconta un simpatico aneddoto : in quel componimento si narra del soggiorno del protagonista nelle campagne di Tivoli, durante una breve visita al luogo dei “bagno della regina” insieme ad un gruppo di suoi amici poeti e letterati descriveva  i “confetti di Tivoli” come sassolini tanto candidi che sembrano alla vista dei confetti. Ognuno della compagnia ne prese una manciata per osservarli. Ad uno dei servi al loro seguito che essendo rimasto più dietro non aveva ascoltato la descrizione ne venero mostrati alcuni e fu così che questi avidamente li volle addentare e “accortosi per la loro durezza dell’inganno,  rigettò fuori e diede a tutti occasione di ridere”.

Per chi volesse approfondire :

-          Francesco Bulgarini, Notizie intorno all’antichissima città di Tivoli, A. Forni, 1848
-          Francesco d’Alberti di Villanuova, Dizionario universale critico enciclopedico, Per Luigi Cairo, 1825
-          Michele Giuseppe Morei, Autunno tiburtino di Miréo pastore arcade, per Antonio de Rossi, 1743