"Pillole di Curiosità" : una serie di brevi video dedicati a storie, curiosità ed aneddoti della città di Tivoli e del suo circondario.
I video possono essere visualizzati, oltre che su questo blog, sul TG di Teletibur in onda tutti i giorni alle 19:30 e 23:00 sul canale 119 del digitale terrestre.
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La Torre Canevari
Il Santuario di Ercole Vincitore ha delle caratteristiche tali da averlo destinato nel corso dei secoli a molteplici funzioni molto diverse rispetto a quelle iniziali di luogo di culto religioso e commerciale.
La posizione geografica dominante sul territorio circostante e, soprattutto, la notevole presenza di acqua hanno determinato il continuo riutilizzo del santuario a fini industriali.
Nel corso dei secoli, il Santuario abbandonò progressivamente la sua funzione di luogo di culto assumendo un ruolo molto importante sia dal punto di vista commerciale che da quello industriale.
Fu sede di produzione di polvere da sparo e di lavorazione del ferro.
Nel 1884 il complesso passò alla Società per lo Sfruttamento delle Forze Idrauliche che lo incluse nel piano di alimentazione della Centrale elettrica dell’Acquoria.
Si progettò un collettore per raccogliere le acque dell’Aniene provenienti da diversi condotti sotterranei in modo da utilizzarne la forza motrice a scopo di produzione dell’energia elettrica.
Il collettore e la torre nel complesso del santuario prende il nome dall’Ingegner Raffaele Canevari che la progettò e realizzò tra il 1884 ed il 1885.
La Torre Canevari
I lavori avviati dalla Società per lo sfruttamento delle forze idrauliche segnarono l’inizio di un processo che portò progressivamente ad una irreversibile modifica del territorio tiburtino.
Nel 1889 la Centrale dell’Acquoria ottenne di poter incanalare le acque delle “Cascatelle mecenate” : sparirono quindi le cascatelle che per secoli avevano caratterizzato il paesaggio tiburtino immortalato da pittori provenienti da tutta Europa.
Così scrive il poeta dialettale Tito Silvani
Addio acque, addio bellezze nostre!...
Mó che tu va a sboccà ghió pe’ l’Accoria,
a nui vivi, remarrà in memoria
cascate, cascatelle e antichità.
Li figghi le vedrannu a lu retrattu,
quanno che leggerannu nella storia
Tivuli nostru, che ci avea la gloria
de tante bellezze e qua’ rarità!
Issi dirannu a nui: che sete fattu?
Ci avevvio l’oro e no’ l’ete sfruttatu,
più bbellu è quanno leggiu lu contrattu:
Mancu la luce gratisse ci avemo,
però co’ ’na riserva l’hau firmatu,
ci dannu l’energia, se la paghemo!