lunedì 16 agosto 2021

Saluti da Tivoli | Il monumentale Santuario dedicato ad Ercole Vincitore

L’Ercole di Tivoli appartiene alla versione “italica” del dio, quella più antica, che in seguito a Roma venne sostituita o affiancata dalla versione greca del dio-eroe.




Il culto romano di Ercole si localizza principalmente nell’area del Foro Boario, ovvero mercato dei buoi, e tale collegamento è ribadito nel II secolo a.C. dalla presenza di Marco Ottavio Herennio, ricco mercante tiburtino, il quale offrì ad Ercole la decima parte dei suoi guadagni e, salvato da un assalto di pirati per intercessione del dio, eresse a sue spese a Roma il tempio rotondo al Foro Boario, con una statua di culto di Ercole “Olivario”, tempio che erroneamente viene chiamato di Vesta e che è collocato proprio di fronte alla Chiesa di S.Maria in Cosmedin famosa per la cosiddetta Bocca della Verità.
Il culto di Ercole a Tivoli è senz’altro più antico della fase riferibile al santuario tardoellenistico: la presenza di un santuario extraurbano dedicato ad Ercole non è casuale in questo punto strategico collocato sulla Via Tiburtina, visto il ruolo anche economico delle strutture santuariali antiche.
La particolare divinità, protettrice delle vie di transumanza e dei pastori, era pertinente ovviamente alla tipologia degli scambi commerciali che si dovevano svolgere lungo la direttrice viaria, in uno dei suoi punti meglio controllabili.
Per le sue imponenti dimensioni (141 x 188 m) i lavori di costruzione si protrassero per un periodo di tempo che va dalla fine del II sec. a.C. all’età augustea.
La costruzione è un capolavoro dell’ingegneria romana perché utilizza, dal punto di vista costruttivo e ingegneristico, una serie di aspetti molto innovativi. L’area sacra, sostenuta verso il fiume Aniene da potenti sostruzioni realizzate per colmare il dislivello orografico, era conchiusa su tre lati da portici a due piani ed ospitava al centro il tempio e il teatro che poteva contenere 3.600 spettatori e che si imposta lungo l’asse longitudinale del tempio.
Il Santuario era dotato anche di una eccezionale biblioteca e ospitava un collegio di musici, tra i più importanti d’Italia.
La vita del santuario fu lunga e florida e continuò fino al IV sec. d.C., sebbene le strutture testimonino segni di decadenza anche anteriori, ma l’abbandono definitivo può essere collocato nella prima metà del VI secolo quando, durante le guerre greco gotiche, Tivoli venne conquistata da Totila, re degli Ostrogoti.
Il santuario, in stato di abbandono, divenne gradualmente una “cava di materiali” e si trasformò in “paesaggio agricolo”.
Nel XVII secolo cominciò la cosiddetta fase di industrializzazione del complesso quando, nel 1614, vi fu installata la fabbrica di armi di proprietà della Camera Apostolica. A questa seguirono un impianto di manifattura della lana e, soprattutto, la fonderia per i cannoni voluta nel 1802 da Luciano Bonaparte. Tra il 1815 e il 1884 si avvicendarono diversi proprietari, ultimo dei quali fu la Società delle Forze Idrauliche. Questa realizzò un grande progetto, affidato all’ingegner Raffaele Canevari, che prevedeva la realizzazione di un canale di raccolta delle acque degli antichi acquedotti e quelle di scarico della vicina Villa d’Este, al fine di alimentare la centrale elettrica dell’Acquoria. Il 16 agosto 1886, grazie alla innovativa tecnologia impiegata nell’impianto, Tivoli fu la prima città italiana ad essere illuminata con l’energia elettrica di cui beneficiò subito anche Roma. La costruzione del canale Canevari causò la rottura di quell’unità spaziale di base fino ad allora mantenuta, nonostante le numerose intromissioni e i passaggi di proprietà; la metà meridionale del complesso, infatti, fu interessata da poderosi interri e venne adibita ad uso agricolo mentre nella parte settentrionale le fabbriche industriali proseguirono con la “Cartiera Mecenate” di Giuseppe Segré di cui ancora restano i padiglioni in cemento e le tettoie che coprono i portici dell’area sacra; la produzione è cessata solo negli anni ’50 con l’acquisizione dei resti del santuario da parte del demanio.