domenica 3 aprile 2022

Saluti da Tivoli | 3237° Natale di Tivoli.

Il 5 aprile si celebra il 3237° Natale di Tivoli. 

L'occasione è propizia per proporre la mitica storia della fondazione della nostra città.

Tivoli, Villa d'Este | Prima stanza tiburtina.
Lo sbarco di Catillo, Tiburto e Corace nel Lazio
e la battaglia coi latini

Intorno al 476 a.C il tragediografo greco Eschilo scrisse della guerra dei sette contro Tebe : un racconto epico in cui si narra la vicenda del conflitto tra Eteocle e Polinice, i due figli maschi nati dal rapporto incestuoso tra Edipo e la propria madre, Giocasta, vedova di Laio, ucciso inconsapevolmente dal figlio Edipo. Conosciuta la verità che lo riguarda, Edipo fugge da Tebe dopo aver maledetto la propria discendenza.
La maledizione ha effetto: Eteocle e Polinice, senza più curarsi del padre, pensano soltanto a contendersi la successione. Si accordano, infine, per regnare un anno ciascuno.
Il trono tocca inizialmente a Eteocle e Polinice si allontana dalla città.
Alla conclusione del periodo Eteocle rifiuta, però, di cedergli il potere. Polinice allora, chiamati in aiuto sei principi greci, muove guerra a Tebe, nonostante sia la sua patria. Tra i principi greci che prendono parte alla spedizione anche anche Anfiarao che, secondo un antico racconto, aveva ricevuto da Apollo il dono della preveggenza ed era divenuto indovino della città di Argo.
Così scrive, nella sua opera "Storia di Tivoli", lo storico tiburtino Sante Viola :
"Anfiarao, unito alla celebre spedizione de’Re collegati contro Tebe fece in questa guerra prodigi di valore . Il Poeta Papinio Stazio ne ha trasmesso un dettaglio vivissimo, parto di quello entusiasmo , di cui era la sua anima ripiena. Ad onta però del suo straordinario coraggio, mentre la mischia è più terribile, e micidiale, si apre sotto i suoi piè la terra , che lo ingoia, e secondo l‘ espressione del sudetto Poeta, non si ebbe più novella di esso. Questo avvenimento quasi prodigioso costernò altamente la sua Famiglia.
Egli lasciò de’Figli , ed il Padre chiamato Oileo .Questo Vecchio venerando , inconsolabile per la perdita di Anfiarao, che recava tanto lustro alla sua Stirpe , ingiunse a Catillo uno de’ figli del sudetto , e suo nipote di allontanarsiper sempre da quella Contrada , ove leggeasi l’ acerba memoria della morte spaventevole del suo Genitore .
Catillo ubbidi , e si portò in Arcadia presso di Evandro , persona ragguardevole , e colta di quella Greca Provincia. Evandro aveva la Madre , che si credea prevedesse degli eventi futuri . Questa Donna , cheora Carmenta , ora Nicostrate è chiamata dagli Antichi , persuase al suo figlio di lasciare la Grecia, e viaggiare alla volta della Italia.
Allestita pertanto una flotta, nominò Comandante , ed Ammiraglio della medesima il sudetto Catillo; in seguito fece vela verso la
Italia, ed approdò alle spiagge Latine, ove ancora regnava Fauno.
Questo nuovo sbarco de‘ Greci nella nostra Penisola si fissa circa sessant’anni prima della ruina di Troia, e cinque Secoli e mezzo avanti la Fondazione di Roma. Evandro accrebbe di molto la civilizzazione de‘Popoli Latini. Gl’istrui nell’ uso delle Lettere , accostumò le loro orecchie al suono di musicali istromenti , sostituendo alle rusticane sampogne gli armoniosi istrumenti da
fiato , di cui si faceva uso presso i Greci in que’ tempi, e mostrò loro le regole di coltivare la terra col soccorso de’ bovi e dell'aratro. I compagni di Evandro tutti guerrieri , ed impazienti del riposo, dopo qualche tempo del loro arrivo in queste parti, cominciarono a cercarsi‘ altre Terre , e ad usurparsi delle Città , spogliandone gli antichi Abitatori. Catillo fu uno di questi. La sua famiglia accresciuta , da che si trovava in Italia , di tre figli maschi Tiburto, Corace, e Catillo giuniore , aveva bisogno di risorse maggiori di quelle ricevute dalla beneficenza di Fauno , e dalla riconoscenza di Evandro.
In quella epoca il nostro Paese, con forme colla scorta di Dionigi di Alicarnasso si è mostrato, era abitato dagli Aborigeni, e parte di‘ esso portava il nome di Siculio, nome proveniente dai Siculi suoi primi abitatori, e che serbava tuttora sul principio del Secolo VIII di Roma, quando scrisse le sue Storie il sudetto Autore.
Catillo ripieno delle cognizioni, che aveva portate dalla Grecia , e di quelle acquistate nel tempo della sua permanenza nel Lazio , conobbe la bontà del suo posseduto dagli Abitanti del Siculio, o Siculeto , e li grandi vantaggi, che poteva ritrarre dalla sua naturale situazione bagnata dal Fiume . Stabili di tentarne la conquista, e gli riuscì facilmente.
Gli Aborigeni furono da esso scacciati dalle nostre Colline , s’impadroni di tutti i loro stabilimenti, e divenne possessore del Siculeto. Ottenuto l‘intento non mancò di profittare della rimarchevole conquista.
Catillo non aveva meditata , ed eseguita questa militare spedizione , ed espulsi gli antichi Abitatori per desio di propagare il suo nome colla fama delle vittorie , od animato dalle mire ambiziose de’ Conquistatori‘. Egli voleva formare un decoroso stabilimento per se e per la sua famiglia, che si era definitivamente stabilita in questi luoghi, perciò , quando si vidde padrone delle nostre Campagne e della nostra Città, è presumibile, che impegnasse tutte le sue cure , ed il suo zeloper fornirla dello splendore, commodità, e mezzi di difesa, dei quali era suscettibile per la sua località, e per godere di tutte quelle risorse, che potevano somministrare la fertilità del suolo , e la centralità di commercio coi Popoli abitatori delle Colline , che la circondano. Infatti la spogliò subito della barbara denominazione che aveva fino allora portata , e la volle chiamare col nome di Tiburto, che era il suo figlio primogenito e maggiore ; introdusse fra gli Abitanti l’amore delle arti utili , dell’ agricoltura, dell’industria , e vi estese la civilizzazione . Sicchè sebbene dal fin qui narrato Catillo possa dirsi il terzo possessore ,
avendovi noi riconosciuto prima i Siculi , quindi gli Aborigeni, tuttavia meritamente dobbiamo decorarlo col nome di Fondatore di Tivoli.
Mentre tutto ciò accadeva sulle sponde dello Aniene, un’ altro Avventuriere , cui l‘antichità dà il nome di Ercole, si presentava sulle Alpi dopo di aver conquistata la Spagna...
... ma questa è un'altra storia...
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Per chi volesse approfondire:
Sante Viola, Storia di Tivoli, Tomo Primo, Roma, 1819