mercoledì 6 luglio 2022

Villa Adriana : una descrizione dei primi decenni dell'ottocento.

Una lettura tratta dal volume VI della collana "Viaggi in Italia" edita nel 1833.

Lopera si costituisce di otto volumi riguardanti: Quadro generale dell'Italia, Stati di Sardegna, Governo di Milano, Governo di Venezia, Ducati di Parma Piacenza Massa, Gran Ducato di Toscana, Stato della Chiesa, Regno di Napoli e Isole dell'Italia. Contiene numerose tavole fuori testo incise all'acquatinta dal Landini raffiguranti vedute di città italiane. 

Il volume sesto è dedicato allo stato della Chiesa e presenta alcuni parti dedicate alla città di Tivoli. 

In questo post i contenuti dedicati alla Villa dell'Imperatore Adriano.


Avanzi di Villa Adriana (Piranesi)

Villa Adriana


L' imperatore  Adriano,  dopo  aver percorso  le  province  dell' Impero ,  volle  comprendere in  questa  Villa  tuttociò  che  lo  avea  maggiormente colpito  ne' suoi  viaggi  di  Grecia  e  d'Egitto.  Vi  fabbricò adunque  il  Liceo, l'Accademia,  il  Pritaneo  ed il  Pecile  ,  che  avea  veduti  in  Atene:  vi  formo  la Valle  di  Tempe  ad  imitazione  di  quella  della  Tessa- glia :  vi  costrusse  il  Canopo  come  quello  presso  ad Alessandria  :  e  non  contento  di  ciò  volle  ancora  immaginarvi il  Tartaro  e  i  Campi  Elisj  come  sono  descritti nell'antica  mitologia. 


Villa Adriana | Il canopo (Piranesi 1769)


Quivi  stesso,  al  dire  di  Sparziano,  fu  l'Imperatore assalilo  dall' ultima  sua  malattia  $ della  quale  morì poscia  a  Baja.  Qual  fosse  il  destino  di  questa  stupenda Villa  dopo  la  morte  di  lui ,  lo  ignoriamo.  Si pretende  però  che  Caracolla  la  spogliasse  de'  più  preziosi monumenti  per  adornare  le  sue  terme, ma  non haavvi  autorità  ,  sulla  quale  si  appoggi  questa  congettura. Pare  molto  più  probabile  che  ne  la  guastasse  di molto l'assedio  di  Tivoli  fatto  da  Totila.

Quindi  la  Villa  Adriana  rimasta  abbandonata ,  fu ne'  tempi  della  barbarie  soggetta  ad  ogni  maniera  di devastazioni  a  tal  che  sotto  Martino  V  ed  anche  dopo di  lui  le  statue  ed  i  marmi  servirono  a  far  calce. Tuttavia  negli  scavi  che  in  epoche  diverse  si  tentarono, sempre  vennero  trovati  eccellenti  pezzi  di  mosaico  e di  scultura,  che  formano  l'ornamento  principale  de' Musei  e  delle  Gallerie  di  Roma.

Questa  Villa  ha  circa  sette  miglia  di  giro,  nel  quale si  trovano  racchiusi  gli  avanzi  degli  edifizj  nominali più  sopra  ,  e  di  molti  altri  che  formano  una  massa prodigiosa  di  rovine ,  sulle  quali  ogni  giorno l'agricoltura va  guadagnando  terreno.  Dovunque  si  volga lo  sguardo  s'offrono  punti  di  veduta  amenissimi,  ed oggetti  meritevoli  della  curiosità  dell'erudito  viaggiatore.

Il  primo  edificio  che  s'incontra  è  il  Teatro  Greco, il  quale  conserva  perfettamente  l'antica  sua  forma. Annesso  verso  occidente  vi  è  un  grande  cortile  quadrato che  fu  circondato  di  portici ,  e  servì  d'Ippodromo, o  piuttosto  a  ricovero  degli  spettatori  in  caso di  pioggia.  Ad  oriente  son  le  rovine  della  Palestra , e  più  oltre  nella  Valle  fu  il  Teatro  Latino,  oggi  intieramente distrutto.


"Costeggiando  il  Teatro  Greco  si  giunge  presso  una casa  rustica  moderna  fabbricata  sulle  rovine  di  un antico  Ninfeo.  Ivi  in  un  andito  si  veggono  ancora  i bellissimi  stucchi  che  decoravano  la  volta.  Salendo alla  casa  rustica  si  trovano  verso  mezzodì  le  rovine del Pecile,  e  seguendo  la  direzione  del  muro  che tuttavia  ne  rimane,  si  arriva  a  quello  che  volgarmente chiamano  Tempio  degli  Stoici.  Poco  dopo trovasi  un  edificio  rotondo,  con  fabbriche  in  mezzo  , al  quale  si  diede  senza  fondamento  il  nome  di  Teatro Marittimo,  A  sinistra  veggonsi  le  rovine  della  Biblioteca,  e  più  oltre  verso  oriente  un  criptoportico,  donde si  passa  a  vedere  l'amenissima  Valle  di  Tempe.

Ritornando  al  Tempio  degli  Stoici  veggonsi  due  sale curvilinee,  alle  quali  danno  senza  ragione  i  nomi  di Tempio  di  Diana  e  di  Venere.  Di  là  si  perviene  al Palazzo  Imperiale  propriamente  detto,  perchè  queste rovine  oltre  essere  di  maggiore  imponenza  ,  trovasi nel  sito  più  elevato.  Nel  piano  inferiore  sono  a  vedersi tuttora  avanzi  di  pitture  a  compartimenti  di  molto buon  gusto.

Traversando  il  cortile  del  Pecile,  si  giunge  al  Quartiere delle  Guardie  Pretoriane ,  composto  di  vasti portici  a  due  ed  a  tre  piani ,  che  per  la  moltitudine delle  camere  portano  il  nome  di  Cento  Camerette. Da  questo  si  passa  a  destra  alle  Terme,  e  quindi  all' immensa  Valle  del  Canopo.  Nella  collina  che  le sovrasta  verso  mezzodì  sono  avanzi  considerabili,  che credonsi  dell' Accademia.  Presso  di  questo  ad  oriente  veggonsi  ancora  quattro  grandi  corridori  sotterranei  scavati nel  sasso,  che  formano  un  rettangolo ,  e  che credonsi  appartenessero  agli  Inferi.  In  queste  vicinanze ancora  erano  i  Campi  Elisj.

Si  ritorna  quindi  alla  Casa  Moderna  fra  il  Pecile e  il  Teatro e  riprendendo  la  via  principale  si  giunge alla città di Tivoli.

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Fonte : Francesco Gandini, Viaggi in Italia, Vol VI, Cremona, 1833

Immagini : Metmuseum.org