Una lettura tratta dal volume VI della collana "Viaggi in Italia" edita nel 1833.
L' opera si costituisce di otto volumi riguardanti: Quadro generale dell'Italia, Stati di Sardegna, Governo di Milano, Governo di Venezia, Ducati di Parma Piacenza Massa, Gran Ducato di Toscana, Stato della Chiesa, Regno di Napoli e Isole dell'Italia. Contiene numerose tavole fuori testo incise all'acquatinta dal Landini raffiguranti vedute di città italiane.
Il volume sesto è dedicato allo stato della Chiesa e presenta alcuni parti dedicate alla città di Tivoli.
In questo post i contenuti dedicati alla Villa dell'Imperatore Adriano.
Villa Adriana
L' imperatore Adriano, dopo aver percorso le province dell' Impero , volle comprendere in questa Villa tuttociò che lo avea maggiormente colpito ne' suoi viaggi di Grecia e d'Egitto. Vi fabbricò adunque il Liceo, l'Accademia, il Pritaneo ed il Pecile , che avea veduti in Atene: vi formo la Valle di Tempe ad imitazione di quella della Tessa- glia : vi costrusse il Canopo come quello presso ad Alessandria : e non contento di ciò volle ancora immaginarvi il Tartaro e i Campi Elisj come sono descritti nell'antica mitologia.
Villa Adriana | Il canopo (Piranesi 1769)
Quivi stesso, al dire di Sparziano, fu l'Imperatore assalilo dall' ultima sua malattia $ della quale morì poscia a Baja. Qual fosse il destino di questa stupenda Villa dopo la morte di lui , lo ignoriamo. Si pretende però che Caracolla la spogliasse de' più preziosi monumenti per adornare le sue terme, ma non haavvi autorità , sulla quale si appoggi questa congettura. Pare molto più probabile che ne la guastasse di molto l'assedio di Tivoli fatto da Totila.
Quindi la Villa Adriana rimasta abbandonata , fu ne' tempi della barbarie soggetta ad ogni maniera di devastazioni a tal che sotto Martino V ed anche dopo di lui le statue ed i marmi servirono a far calce. Tuttavia negli scavi che in epoche diverse si tentarono, sempre vennero trovati eccellenti pezzi di mosaico e di scultura, che formano l'ornamento principale de' Musei e delle Gallerie di Roma.
Questa Villa ha circa sette miglia di giro, nel quale si trovano racchiusi gli avanzi degli edifizj nominali più sopra , e di molti altri che formano una massa prodigiosa di rovine , sulle quali ogni giorno l'agricoltura va guadagnando terreno. Dovunque si volga lo sguardo s'offrono punti di veduta amenissimi, ed oggetti meritevoli della curiosità dell'erudito viaggiatore.
Il primo edificio che s'incontra è il Teatro Greco, il quale conserva perfettamente l'antica sua forma. Annesso verso occidente vi è un grande cortile quadrato che fu circondato di portici , e servì d'Ippodromo, o piuttosto a ricovero degli spettatori in caso di pioggia. Ad oriente son le rovine della Palestra , e più oltre nella Valle fu il Teatro Latino, oggi intieramente distrutto.
"Costeggiando il Teatro Greco si giunge presso una casa rustica moderna fabbricata sulle rovine di un antico Ninfeo. Ivi in un andito si veggono ancora i bellissimi stucchi che decoravano la volta. Salendo alla casa rustica si trovano verso mezzodì le rovine del Pecile, e seguendo la direzione del muro che tuttavia ne rimane, si arriva a quello che volgarmente chiamano Tempio degli Stoici. Poco dopo trovasi un edificio rotondo, con fabbriche in mezzo , al quale si diede senza fondamento il nome di Teatro Marittimo, A sinistra veggonsi le rovine della Biblioteca, e più oltre verso oriente un criptoportico, donde si passa a vedere l'amenissima Valle di Tempe.
Ritornando al Tempio degli Stoici veggonsi due sale curvilinee, alle quali danno senza ragione i nomi di Tempio di Diana e di Venere. Di là si perviene al Palazzo Imperiale propriamente detto, perchè queste rovine oltre essere di maggiore imponenza , trovasi nel sito più elevato. Nel piano inferiore sono a vedersi tuttora avanzi di pitture a compartimenti di molto buon gusto.
Traversando il cortile del Pecile, si giunge al Quartiere delle Guardie Pretoriane , composto di vasti portici a due ed a tre piani , che per la moltitudine delle camere portano il nome di Cento Camerette. Da questo si passa a destra alle Terme, e quindi all' immensa Valle del Canopo. Nella collina che le sovrasta verso mezzodì sono avanzi considerabili, che credonsi dell' Accademia. Presso di questo ad oriente veggonsi ancora quattro grandi corridori sotterranei scavati nel sasso, che formano un rettangolo , e che credonsi appartenessero agli Inferi. In queste vicinanze ancora erano i Campi Elisj.
Si ritorna quindi alla Casa Moderna fra il Pecile e il Teatro e riprendendo la via principale si giunge alla città di Tivoli.
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Fonte : Francesco Gandini, Viaggi in Italia, Vol VI, Cremona, 1833
Immagini : Metmuseum.org