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Acquisito dal Comune di Roviano nel 1979 รจ sede, dal 2001, del Museo della Civiltร Contadina Valle dell’Aniene.
Il Castello Brancaccio domina il centro storico di Roviano ed รจ ben visibile sulla collina su cui si erge il piccolo borgo. In origine era una rocca fortificata, opera (nel X secolo) dell’abbazia sublacense, a cui Roviano apparteneva. ร nato per motivi difensivi, nel periodo in cui la valle dell’Aniene fu interessata dal complesso fenomeno dell’incastellamento, ossia la tendenza alla creazione di centri fortificati sulle alture in sostituzione di insediamenti abitativi sparsi.
La conformazione originaria si sviluppรฒ attorno a un cortile pentagonale adiacente a un mastio merlato a pianta quadrata. In caso di pericolo o assedio, qui potevano trovare riparo uomini e animali da allevamento. Al palazzo si accede attraverso un portale gotico, su cui campeggia lo stemma dei Massimo. Furono perรฒ i Colonna, tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, ad ampliare il nucleo piรน antico e ricavarne una struttura “a recinto” e il collegamento (nord-est) tra la torre d’angolo e il mastio. Ai Colonna si deve anche la ricostruzione delle torri, poi demolite a causa delle incursioni degli Orsini e dei Farnese, l’edificazione dello scalone e degli ambienti di immagazzinamento a Sud, la realizzazione del blocco centrale di rappresentanza e degli ampi saloni sul lato Ovest destinati alle udienze.
Alcuni locali conservano affreschi di epoca rinascimentale, tra cui spicca il ciclo di “Giuditta ed Oloferne”, che si trova nella ex-cappella.
Il palazzo era anche fornito di carceri, collocate sotto la torre, in funzione giร dalla metร del 1500.
Nel corso dei secoli il castello ha subito ulteriori ampliamenti e notevoli rifacimenti per opera delle varie famiglie patrizie che ne furono proprietarie, in particolare Maffeo Barberini Colonna di Sciarra (cui si deve la sistemazione del pozzo nella corte, nel 1811), Camillo Massimo (che avviรฒ una politica di restauro e abbellimento, alzando e merlando la torre e il muro del giardino, installando sopra l’androne una bifora prelevata dalla residenza di Arsoli, restaurando porta Scaramuccia e provvedendo alla decorazione delle sale interne) e Marcantonio Brancaccio, la cui famiglia acquistรฒ la proprietร nel 1902.
L’edificio รจ oggi il risultato di una sovrapposizione di interventi di cui non รจ semplice individuare la successione cronologica. Si presenta come un insieme di blocchi relativamente compatti sviluppati attorno al cortile poligonale e dominati dal mastio. La rocca originaria sorgeva come castello-recinto. Del primitivo impianto rimangono scarse testimonianze nella torre, piรน volte rimaneggiata, in un tratto del paramento murario sul lato di accesso e nel suo risvolto verso la rupe presso l’antica porta civica.
Fonte | Rete delle dimore storiche del Lazio
Foto | Saluti da Tivoli