Il 22 luglio 1929, a circa mt 70 venendo dalla città, prima di giungere alla Trattoria del Nuovo Lago, che è di fronte alla stazione ferroviaria di Tivoli, nello scoscendimento che sovrasta la riva sinistra dell'Aniene, terreno di proprietà del Consorzio idroelettrico dell'Aniene, circa al di sotto sotto il piano stradale e m. 5 sopra il pelo d'acqua del fiume, un improvviso franamento del terreno mise allo scoperto in parte un imponente monumento funebre, tuttora in sito, con il basamento a gradini di travertino, sormontati da un cippo marmoreo, la cui iscrizione rivelò subito appartenere la tomba alla Vergine Vestale tiburtina Cossinia.
L'importanza della scoperta e la posizione alquanto pericolosa del monumento, minacciato dalle frequenti piene dell'Aniene, consigliavano un pronto intervento, sia per rafforzare il terreno circostante, sia per procedere ad una sistematica esplorazione della tomba. A questa duplice esigenza volle provvedere il prof. Giuseppe Cultrera, soprintendente alle Antichità di Roma, ordinando che si mettesse mano ai lavori, che furono affidati alla mia direzione. Nel non facile cómpito sono stato efficacemente coadiuvato dal cav. Silla Rosa—De Angelis, ispettore onorario dei Monumenti di Tivoli, che con profonda cultura storica ed archi, logica, con tanto zelo e competenza spende la sua illuminata opera a pro delle antichità tiburtine. Una zelante ed oculata assistenza ai lavori è stata fatta dal sig. Giuseppe Visone; il custode sig. Alberico Tani lo ha efficacemente coadiuvato, ed ha eseguito con molta abilità le fotografie che illustrano questa relazione. Il cav. Italo. Gisrnondi, con la sua consueta perizia, ha disegnato i rilievi.
I lavori ebbero inizio il 5 ottobre e si chiusero il 4 novembre 1929; prima cura fu di rafforzare il pericoloso terreno limitrofo alla tomba con l'innalzare una doppia passonata con tiranti sulla scoscesa sponda del fiume, allo scopo di trattenere il terriccio e praticare tutt'attorno al monumento un solido piano di lavoro. Contemporaneamente si dette inizio allo sterro per isolare comple-amente il monumento e poi procedere alla esplorazione del suo interno. Si era già constatato, fin dal manifestarsi della frana rivelatrice, che la tomba era stata, tuttora intatta, gradatatnente coperta da sovrapposti sedimenti di alluvioni, prodotti dalle continue piene dell'irrequieto Aniene. Le stratificazioni, succedutesi a brevi intervalli di tempo, coprirono ben presto la tomba chiudendola e suggellandola per conservarcela integra. Fors'anche la venerazione ed il rispetto per una Vergine Vesta', prolungatisi fin oltre la caduta dell'Impero, hanno preservato questa tomba dalla comune sorte degli antichi monumenti sepolcrali, per lo più violati e manomessi. Infatti. a più riprese. in vari tempi, si scoprirono tombe, e numerosi cippi e stele funebri nella vasta zona , che si estende in quella località sulla destra e sulla sinistra della Via Valeria dalle falde del monte Catillo all'Aniene. Il sepolcreto aveva, come é naturale, un maggiore sviluppo sulla destra della Via Valeria, nel tratto tra questa ed il fiume. Vi si accedeva da quel lato della via a mazzo di una rampa che vi scendeva partendo dalla testata di un antico ponte che fu messo allo scoperto dopo la formidabile piena del 16 novembre 1826, durante a lavori intrapresi sotto la direzione dell'architetto Falchi nel 1832 per deviare il corso del fiume. Gli imponenti lavori misero allo scoperto un altro accesso al sepolcreto dalla via Valeria a mezzo di una scaletta chiusa da una porta, e fecero conoscere l'esistenza di un grande muro reticolato di sostruzione della via Valeria.
Che io sappia é questa la prima volta che si ha la sorte di rinvenire in quella località una tomba intatta. Il sepolcreto tiburtino imperiale invase tutta quella vasta zona, che in antico dovette essere anche più estesa che non sia attualmente essendosi la sponda destra dell'Anime ritratta piú indietro a causa delle corrosioni prodotte dalla violenza delle acque e dei lavori magnifici in antico e di recente. Ne consegue che la tomba della vestale Cossinia, che oggi sta nella immediata vicinanza del fiume, fu in origine più lontana da esso e quindi più al riparo dalla sua ira.
Nel procedersi all'isolamento della tomba si ebbe una sorpresa. Si constatò infatti che al basamento di cinque gradini sorreggente il cippo funebre di Cossinia veniva ad addossarsi dal lato occidentale, montando quasi sul suo gradino piú basso, un altro basamento a tre gradini privo di coronamento. Questo secondo basamento, formante con il primo un grazioso ed eleganti gruppo, faceva parte di un'altra tomba venutasi posteriormente a schierarsi a ridotto della prima, o formava un tutt'uno con la primitiva ? La singolarità del raso fece a tutta prima supporre che si trattaste realmente di una seconda tomba, forse appartenuta ad un congiunto della Vestale; d'altra parte ostava a tale ipotesi il fatto costante che ogni tomba ebbe in antico, anche nei sepolcreti piú invasi da memorie funebri, una zona di rispetto, sia pur limitata. La esplorazione del suolo sottostante ai due basamenti doveva togliere d'dubbio con inoppugnabile evidenza, tenuto conto che anche il secondo basamento, appariva, come il primo, intatto. La fronte del duplice monumento guarda il mezzogiorno, é quindi normale all'andamento dell'antica via Valeria ed al corso dell'Aniene. Il monumento di destra è costituito da un basamento formato da cinque gradini di travertino. Il più basso è largo alla fronte, mt 4, di fianco mt 3.6o, l'alzata è di cm 34. Il secondo gradino e di m. 3.40 x 3,00 con l'alzata di cm. 28: il terzo gradino misuro m. 280 x 2.40 x 0,25 i due successivi misurano rispettivamente mt 2,20 x1.80 x 0,31 e mt 1,60 x 1.20 x 0,28. Complessivamente la tomba é alta mt 2.46 Sull'ultimo gradino, il quinto, poggia il cippo funebre marmoreo, alto mt 1,32, largo m 0,98, dello spessore di mt 0.66. E' questo un elegante cippo pulvinato con modanature in alto ed in basso, recante ai lati i consueti simboli della consacrazione, la "patera" nel lato destro e l' "urceus" nel lato sinistro. I pulvini sono a foggia di balausto decorati da rosoni alle estremità. Il corpo centrale ha, entro una semplice scorniciatura, un'elegante corona di quercia lemniscata con giro di astragali, contenente la qualifica ed il nome della defunta "V"irgini "V"estali" Cossianiae "L"uci" F"iliae". Sotto i lemnischi della corona leggesi : "L COSSINIUS ELECTUS" il nome cioè del congiunto della defunta che dedicò il monumento. L'inserzione di questo nome al disotto della corona appare alquanto forzata, e fa supporre che si sia pensato ad aggiungerlo in un secondo, tempo Si e' dovuto nell'inciderlo usare un tipo di lettere meno elegante di quello con il quale è incisa l'iscrizione nel mezzo della corona di quercia. inoltre la V della voce Electus ha le aste oblique alquanto divaricate per lasciare intatta una delle punte del lemnisco. L'impressione quindi è che il nome sia stato forzatamente aggiunto, non facendo parte del piano epigrafico primitivo. (...)
Il secondo basamento, immediatamente attiguo al primo, anzi montante sui suoi due gradini inferiori, componesi di soli tre gradini di travertino. Il più basso misura mt 2,87x2,40x0,34, ; il secondo mt 2,07x1,82x0,31 ; l terzo, più alto degli altri, formato da un solo blocco a guisa di zoccolo, è largo m. 1,52, profondo m. 1.20, alto m. 0,43. Un attento esame della superficie superiore di questo zoccolo fa riconoscere la traccia della posa di una base quasi quadrata (m. 1,23 di lato. Non ritengo sia azzardato il supporre che qui doveva ergersi la statua ritratto della Vestale, su di una piccola base marmorea. Con l'ausilio dell'immaginazione possiamo formarci un'idea della grazia estetica del gruppo formato dalla statua marmorea sovrastante nella sua altezza il cippo che corona il basamento maggiore. Il ritratto della defunta ed il cippo recante il suo nome ed il suo breve elogio si completavano in un tutto armonico e di svelta eleganza.
Messo così completamente allo scoperto la parte esterna della tomba, non rimaneva che procedere ad un'oculata esplorazione dell'interno dei due corpi monumentali. Essa avrebbe risposto alla domanda che si affacciò spontanea a quanti presenziavano all'escavazione: sono due tombe, od è tutt'una ? Se la tomba è unica, sotto quale dei due basamenti giacciono i resti della Vestale ? L'impazienza e la curiosità spronavano i bravi operai ad aumentare la loro lena, e ben presto si potè rispondere al quesito. L'esplorazione sotto il basamento di destra, quello dai cinque gradini fu così eseguita. Fu spostato provvisoriamente il cippo marmoreo sull'altro basamento, e si tolse l'ultimo gradino formante la base del cippo; si cominciò quindi a scalzare una riempitura formata da scaglie di tufo e di selce, ed anche da qualche tassello o rombo di tufo usato nell'opera reticolata, misti a calce. Questo blocco costituiva il nucleo attorno al quale si appoggiavano i cinque gradini del basamento, formando in pari tempo una solida fondazione della tomba. Infatti la massicciata si affondava ancora nel terreno, al di sotto del gradino più basso, per m. 1.03. fino cioè a raggiunge, il terreno vergine alla quota di m. 2.2n sotto il ciglio del gradino più alto. Ad agevolare la rottura del masso di calcestruzzo e a meglio esplorare il terreno sottostante alla tomba, fu tolta la parte dei tre gradini più bassi formante l'angolo S. E del monumento, dal lato cioè del fiume, anche allo scopo di rifare la muratura di sostegno che aveva ceduto, scalzando lievemente gradini da quel lato. L'indagine sotto il basamento dai tre gradini ha avuto invece un felice risultato. Tolto i1 gradino superiore si notò subito che questa parte della tomba en stata chiusa con cura e con metodo. Sotto lastrone di chiusura si incontrò una lastra sottile di testina di travertino, dello spessore di cm 5, spezzata in più parti, sotto la quale si vide un letto di scaglie di travertino e di tufo, fino alla profonditi di cm, 68 dal ciglio del secondo gradino del basamento. Seguiva uno strato di scaglie di tufo misto a terra battuta. sotto il quale cominciava una compatta e durissima volta di protezione formata al centro da scaglie di tufo ed ai lati da rottami di mattoni di scarto rossi e gialli, misti ad una calce grassa. La volta compatta e durissima a rompersi formava la solida protezione di una tomba. Questa apparve a circa 2 mt di profondità, chiusa da due lastroni di travertino accostati larghi cm. 63 c dello spessore di cm. 14. variava la loro larghezza, che era rispettivamente di cm 92 e di cm. 89. Sollevati i due lastroni di chiusura, apparve l'interno della cassa funebre con lo scheletro della defunta. La cassa era composta da varie lastre marmoree dello spessore di cm 2, connesse fra loro in modo da formare la copertura delle pareti e del fondo della forma scavata nel terreno vergine. Le sponde e le testate erano formate ciascuna da una sola lastra, il fondo invece da due lastre lunghe con. 62, da una larga cm 39, e da una quarta di soli cm. 7, aggiunta per raggiungere la lunghezza voluta. Questa era di m. 1,72. la larghezza di mt 0.415 e la profondità di 0,29. La forte protezione della tomba aveva preservato l'interno, soltanto un leggerissimo strato di melma ne copriva il fondo, sul quale adagiavasi lo scheletro della Vestale Cossinia, lungo circa mt 1,70 con il teschio rivolto ad oriente.
Si era già notato che il basamento dai tre gradini, segnato nella pianta con la lettera B, ha l'asse leggermente inclinato in confronto con l'asse del basamento A. L'esplorazione sotto il basamento R ha permesso di constatare, che a sua volta anche la cassa funebre spostata con sensibile inclinazione del suo asse in confronto tanto dei due basamenti A e B (v. pianta). Come spiegare tale anomalia ? Si potrebbe credere che dapprmui non fosse eretto in quel luogo che un cenotafio in onore della Vestale Cossinia, c che soltanto in un secondo tempo questa vi sia stata trasportata e sepolta ivi presso, non badandosi nell'escavare la nuova forma a farne coincidere l'asse con quelle del basamento preesisteme. Il secondo basamento sarebbe stato poi adattato il più possibile in coincidenza con l'asse del primo. Cosi rimarrebbe anche chiarita l'aggiunta nel cippo marmoreo l'aggiunta del nome L. Cossinius Electus e dell'iscrizione metrica del tergo.
Non fu senza una profonda inquietudine che discesi nella tomba a farne la spillatura; il dovere di funzionario o di studioso mi obbligavano a violare la tranquIlla serenità del sonno eterno della veneranda Vestale, dopo diciassette secoli di imperturbata pace. Lo, scheletro, come si può vedersi dalla fotografia prontamente eseguita dall'alto, .appare al quanto smosso dalla sua rigidità primitiva. Il cadavere fu certamente deposto supino, tuttavia le tibie ed i femori risultano alquanto spostati in confronto della linea diritta nella quale avrebbero dovuto trovarsi. Impresseionante è inoltre la posizione del teschio che staccatosi dalla colonna vertebrale, ha fatto un semigiro su se stesso ed è venuto a trovarsi con il cranio rivolto verso il resto dello scheletro. Un tale sensibile rimescolio é stato forse causato o da scosse di terremoto, o dalla ripercussione di violenti c rapidi movimenti delle acque dell'Aniene in piena, improvvisamente invadenti il terreno contiguo alle sponde o repentinamente rientranti nell'alveo Il movimento accentuato del teschio può avere avuto anche un'altra causa; se, come è del tutto verosimile, il capo della defunta nel comporsi il cadavere entro la cassa funebre, fu adagiato su di un cuscino, venuto questo a mancare per consunzione, il teschio si è staccato dalle vertebre, ciò che ha facilitato il movimento del teschio su se stesso. E' notevole la circostanza che, pur trattandosi di persona molto anziani, i denti si siano conservati quasi intatti e bianchissimi.
La suppellettile della tomba è singolarmente interessante. Alquanto al di sopra del teschio, alla sua destra, trovavasi una graziosa pupattola scolpita in osso, dalle articolazioni snodate, con sottile collanina braccialetto d'ero ad entrambi i polsi e gambaletti parimenti d'oro alle caviglie. Di essa si darà una più diffusa descrizione più avanti; qui giova notare che la posizione che aveva la pupattola all'atto dello scoprimento lascia credere che essa fu deposta al lato del capo della defunta, sul cuscino su cui questo poggiava. Nussun oggetto d'oro eravi nè sul petto, né sulle braccia distese lungo i fianchi ne un anello cingeva le dita. Presso la mano destra si rinvennero pessi di una cassettina di pasta vitrea rosa con coperchio retto da cernierette di rame. Le lastre marmoree componenti il fondo della cassa funebre, disposte sotto e presso il teschio,mostravano larghe chiazze di colore rosso violaceo; è lecito supporre che esse siano state prodotte dalla lenta decomposizione di una stoffa purpurea che, con tutta probabilità, ricopriva il cuscino posto sotto il capo del cadavere, o faceva parte dell'abbigliamento sacerdotale
Esaurita l'esplorazione della tomba, asportata con ogni cura la suppellettile, le ossa della Vestale furono ricomposte nella cassa; questa fu rinchiusa con i due lastroni di travertino. I resti mortali di Cossinia potranno continuare o giacere in pace nel luogo stesso ove la pietà dei parenti della vergine volle fosse posta, tra l'emozione ed il rimpianto di tutto il popolo tiburtino. Il vuoto sopra la cassa funebre fu accuratamente riempito con terra mista a scaglie di selce e di tufo, e fu rimesso al suo posto il blocco di travertino formante il terza gradino del basamento. Riassodato il muro di fondazione dell'alto basamento contiguo, rimessi a posto i gradini spostati, l'insieme del monumento riprese il suo aspetto normale.
L'esplorazione, piena di commosso interesse, era terminata.
_________________________
Fonte | Notizie degli scavi di antichità, n. 7-8-9, 1930