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Tanto tempo fa, quando il mondo era ancora giovane e avvolto nel mistero, le rive dell'Aniene e le colline che si innalzavano dolcemente erano abitate da un popolo antico e "barbaro": i Siculi. 


Tucidide storico greco del V secolo a.C., 
menzionรฒ nel contesto delle sue narrazioni storiche, 
in particolare nella sua opera Storie (o Guerra del Peloponneso). 
Nel Libro VI, quando descrive la colonizzazione greca della Sicilia 
e le vicende legate alla spedizione ateniese (415-413 a.C.), 
Tucidide fa riferimento ai Siculi come uno dei popoli indigeni dell’isola, 
presenti prima dell’arrivo dei Greci.


Le origini dei Siculi si perdono nella notte dei tempi, avvolte in un'aura di leggenda. Vivevano in queste terre, forse senza lasciare grandi tracce, ma plasmando con la loro presenza il destino di un luogo destinato a diventare grande. 

Un giorno, nuove genti giunsero da lontano, dalla Grecia, portando con sรฉ un'eco di civiltร  e un desiderio di espansione. Erano gli Aborigeni, un popolo determinato e in cerca di nuove terre da coltivare. Le loro mire si scontrarono presto con i Siculi, in una serie di conflitti sanguinosi e spietati. La guerra tra questi due popoli fu lunga e difficile, un susseguirsi di battaglie e rivendicazioni.

Per un certo tempo, la resistenza dei Siculi fu tenace, ma il destino aveva in serbo per loro un cambiamento radicale. Altri Greci, i Pelasgi, giunsero in Italia e si allearono con gli Aborigeni. Questa nuova forza congiunta si rivelรฒ insostenibile per i Siculi.

I Siculi, consapevoli che la loro fine era vicina, presero una decisione sofferta ma inevitabile: abbandonare le loro terre. Raccolsero ciรฒ che potevano, l'oro e l'argento frutto del loro lavoro, e con le loro famiglie intrapresero un lungo viaggio verso sud, verso la Sicilia, lasciando per sempre le rive dell'Aniene.

Gli Aborigeni, ormai padroni del campo, iniziarono a costruire nuove cittร , o a trasformare gli antichi insediamenti dei Siculi. E cosรฌ, tra le colline e il fiume, nacque anche Tivoli, destinata a diventare una delle cittร  piรน antiche e gloriose del Lazio.

Inizialmente, la comunitร  non aveva un governo strutturato, ma ben presto si distinse un capo: Ciano, un principe che guidรฒ le prime famiglie aborigene e pelasgiche in questa nuova era.

In quel periodo, un evento straordinario scosse le terre del Lazio. Saturno, un re saggio e potente proveniente da Creta, fu spodestato dal figlio e costretto a fuggire. Giunse sulle rive del Tevere e chiese asilo agli abitanti del luogo.

Gli abitanti, colpiti dalle parole e dall'aspetto di questo straniero, lo accolsero con rispetto e ospitalitร . Saturno, in cambio, portรฒ loro nuove conoscenze, insegnando l'arte dell'agricoltura e i principi della vita civile. Giano, il re del Lazio, riconoscente per i suoi servigi, lo associรฒ al trono.

Il regno di Giano e Saturno fu un periodo di prosperitร  e pace, tanto da essere celebrato come l'"Etร  dell'Oro". Saturno fondรฒ anche una cittร , Saturnia, e la sua influenza si estese anche alle popolazioni vicine, tra cui quelle che abitavano le terre di Tivoli. In quel tempo, come scrive Giustino nel libro quarantaseiesimo, nessuno era schiavo e nessuno aveva alcun diritto di proprietร  privata, ma tutto era comune e indiviso, come se ci fosse un unico patrimonio: e cosรฌ questi Siculi, Sicani e Aborigeni godevano di un'opima tranquillitร , e non smisero di goderne quando Pico gli succedette nel regno, e dopo di lui Fauno Nipote. A questo Fauno, questi popoli costruirono un tempio presso le loro acque sulfuree, e lo venerarono con tanta religiositร  che non solo loro, ma ogni popolo vicino accorreva frequentissimo per ricevere l'oracolo. Virgilio narra questa progenie di Saturno nel settimo libro dell'Eneide, quando racconta la stirpe latina:

"Noi accogliamo Fauno nato da questo Fauno e dalla ninfa Laurente Marica: Pico รจ il padre di Fauno, e lui riporta te, Saturno, come genitore..."

La fama di Saturno crebbe a tal punto che, dopo la sua morte, fu venerato come una divinitร . La semplicitร  di quei tempi e l'ingenuitร  degli uomini portarono alla nascita di templi e cerimonie religiose in suo onore.

Ma in tanta tranquillitร  del Lazio, quasi tutta la Grecia era travagliata da guerre o difficilissime sedizioni. Per evitare tutto questo, Tiburto e Catillo, fratelli, giunsero alla cittร  di Sicilium, e come ciรฒ avvenne lo spiegheremo nel prossimo capitolo.

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Testo liberamente tratto da 

- S.Viola, Storia di Tivoli dalla sua origine fino al secolo XVII, Tomo Primo, Roma, 1819

- Nicodemi, Marco Antonio, Storia di Tivoli, a cura di A.Bussi e V.Pacifici, Tivoli ,1926


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