“Pizzutello di Tivoli: un’uva dalla Storia Antica

 La produzione dell’uva pizzutello a Tivoli vanta una storia antica e affascinante, radicata nella tradizione agricola e culturale del territorio tiburtino



Le prime notizie storiche risalgono potenzialmente all’epoca romana: Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia (I secolo d.C.), descrive un tipo di uva coltivata nella zona di Tivoli e Pompei con caratteristiche che alcuni studiosi riconducono al pizzutello, chiamata “praelongis dactylis” per la forma allungata dei suoi acini, simile a un dito o a un cornetto. Sebbene non vi sia una certezza assoluta, questa menzione suggerisce che la coltura di un’uva dalle fattezze simili fosse già nota ai Romani.


Un riferimento più concreto emerge nel Rinascimento. Nel 1575, Eleonora d’Este, in villeggiatura a Tivoli con la sorella Lucrezia, scriveva alla corte di Ferrara descrivendo il pizzutello come un’uva abbondante negli orti della villa tiburtina. La definiva “uva corna” per la sua forma caratteristica, sottolineandone il sapore gustoso e la capacità di “mantenere bene lo stomaco”. Notava anche l’esistenza di due varietà, bianca e nera, apprezzate localmente per la credenza che rendessero “gli occhi belli”. Questa testimonianza lega il pizzutello alla Villa d’Este, fatta costruire dal cardinale Ippolito d’Este nel XVI secolo. Una teoria diffusa attribuisce proprio a Ippolito l’introduzione di questa varietà dalla Francia, per adornare i giardini della villa con i suoi pergolati, anche se non vi sono prove documentali definitive a supporto di questa ipotesi.


Nel corso dei secoli, il pizzutello si è radicato nella cultura tiburtina, coltivato tradizionalmente negli orti (non in vigneti) sotto pergole sostenute da pali di castagno e legate con canne, un sistema che valorizzava il paesaggio agrario locale. Nel XIX secolo, la sua produzione raggiunse un’espansione significativa, arrivando a coprire circa 120 ettari dopo la Seconda Guerra Mondiale, soprattutto nei terreni tra le contrade “Orti” e “Tartaro”, lungo la via Tiburtina antica.

Tuttavia, a partire dagli anni Cinquanta, la coltivazione ha subito un drastico declino. L’urbanizzazione e il frazionamento delle piccole proprietà terriere ridussero gli appezzamenti dedicati al pizzutello da oltre sessanta a circa una decina, per un totale di appena sei ettari oggi. Inoltre, per ragioni economiche e di praticità, i tradizionali sostegni in legno e canne furono spesso sostituiti da pali in cemento e fil di ferro, con impatti negativi sulle piante e sul paesaggio

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