Tivoli: Il Cuore Selvaggio del Grand Tour tra Cascate e Rovine

I viaggiatori del Grand Tour che visitavano Tivoli nel XVIII e XIX secolo erano principalmente giovani aristocratici europei, soprattutto britannici, che intraprendevano un lungo viaggio attraverso l’Europa continentale per completare la loro educazione culturale. Tivoli, situata a circa 30 chilometri da Roma, divenne una tappa fondamentale di questo itinerario grazie alla sua ricca storia, ai paesaggi pittoreschi e alle sue celebri ville, che attiravano poeti, pittori e intellettuali.


Durante il Grand Tour, Tivoli era rinomata per tre siti principali: Villa Adriana, Villa d’Este e, più tardi, Villa Gregoriana. Villa Adriana, costruita nel II secolo d.C. dall’imperatore Adriano, affascinava i visitatori con le sue rovine monumentali e l’architettura che rifletteva influenze da tutto l’Impero Romano. I viaggiatori ammiravano la vastità del complesso e spesso ne riportavano schizzi o descrizioni nei loro diari. Villa d’Este, con i suoi spettacolari giardini rinascimentali e le fontane elaborate, commissionata dal cardinale Ippolito II d’Este nel XVI secolo, era un altro punto di grande interesse. I suoi giochi d’acqua e la bellezza paesaggistica ispirarono artisti come Jean-Honoré Fragonard, che nel 1760 realizzò disegni celebri come "Il Tempio della Sibilla".
Villa Gregoriana, creata nel XIX secolo sotto Papa Gregorio XVI, divenne popolare durante il tardo Grand Tour per la sua natura romantica, con la Grande Cascata e le grotte che incantavano scrittori come Wolfgang Goethe. Goethe, che visitò Tivoli tra il 1786 e il 1788 durante il suo "Viaggio in Italia", descrisse la cascata come uno spettacolo che arricchiva l’anima. Altri visitatori celebri inclusero il poeta Thomas Gray, impressionato dalla forza della natura, e paesaggisti come Claude Lorrain e Nicolas Poussin, che trassero ispirazione dai panorami di Tivoli per le loro opere.
Questi viaggiatori, spesso accompagnati da guide o tutori, vedevano Tivoli come un luogo dove la storia antica, il Rinascimento e la natura si intrecciavano. Molti acquistavano souvenir, come dipinti o incisioni, e contribuivano a diffondere la fama di Tivoli in Europa. Il loro interesse rifletteva l’ideale neoclassico del Grand Tour: scoprire e rivivere il passato classico attraverso l’arte e l’archeologia, immersi in scenari di bellezza senza tempo.

Gli appunti di viaggio che scrittori e artisti hanno riportato sul loro viaggio testimoniano come Tivoli fosse percepita non solo come una destinazione estetica, ma anche come un luogo di riflessione filosofica e artistica. I viaggiatori del Grand Tour ne parlavano spesso nei loro diari, lettere e opere, contribuendo a consolidarne la fama come gioiello del viaggio culturale europeo.
  1. Johann Wolfgang von Goethe - "Viaggio in Italia" (1786-1788)
    Goethe, il celebre poeta e scrittore tedesco, visitò Tivoli durante il suo viaggio in Italia. Nei suoi appunti, pubblicati poi come Italienische Reise (Viaggio in Italia), descrisse con entusiasmo la Grande Cascata e il paesaggio circostante. Scrisse: "La cascata di Tivoli è uno spettacolo che si imprime nell’anima; la natura qui parla con una voce potente e sublime". Goethe si soffermò anche sulle rovine di Villa Adriana, apprezzandone l’armonia e il legame con la cultura classica, e annotò schizzi e riflessioni sul contrasto tra la grandezza del passato e la quiete del presente.
  2. Thomas Gray - Lettere (1739)
    Il poeta inglese Thomas Gray, in viaggio con l’amico Horace Walpole, visitò Tivoli nel 1739. Nelle sue lettere descrisse il paesaggio come un ideale romantico: "Tivoli è un luogo di selvaggia bellezza; la cascata precipita con una forza che sembra scuotere la terra, e le rovine di Villa Adriana parlano di un tempo ormai lontano". Gray fu particolarmente colpito dalla fusione tra natura e resti antichi, un tema ricorrente nei resoconti dei viaggiatori del Grand Tour.
  3. John Chetwode Eustace - "A Classical Tour Through Italy" (1813)
    L’ecclesiastico e autore irlandese John Chetwode Eustace dedicò ampio spazio a Tivoli nella sua opera. Nei suoi appunti, descrisse Villa d’Este come "un paradiso di fontane e giardini, dove l’arte dell’uomo si piega alla natura". Parlando di Villa Adriana, notò: "Le rovine sono un libro aperto sulla magnificenza di Roma antica, e ogni pietra racconta una storia". Eustace raccomandava Tivoli come tappa imprescindibile per chi cercava di comprendere il genio romano.
  4. Hester Lynch Piozzi - "Observations and Reflections Made in the Course of a Journey Through France, Italy, and Germany" (1789)
    La scrittrice inglese Hester Lynch Piozzi, nota per i suoi vivaci resoconti di viaggio, visitò Tivoli e ne parlò con toni entusiastici. Scrisse: "Tivoli è un incanto; le acque di Villa d’Este danzano come se fossero vive, e le rovine di Adriano mi hanno fatto sentire piccola di fronte alla storia". I suoi appunti riflettono il fascino esercitato dal contrasto tra la vitalità dei giardini e la malinconia delle rovine.
  5. Lord Byron - "Childe Harold’s Pilgrimage" (1812-1818)
    Anche se non un resoconto di viaggio in senso stretto, il poema di Lord Byron contiene riferimenti ispirati a Tivoli, che visitò durante il suo soggiorno italiano. Nel descrivere paesaggi romantici e decadenti, accenna alla cascata di Tivoli: "Dove il Tevere scorre e la rupe tuona, là giace la bellezza di un tempo perduto". I suoi versi catturano l’atmosfera che i viaggiatori del Grand Tour cercavano: una fusione di natura selvaggia e memoria storica.

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