Il Santuario di Quintiliolo a Tivoli: Storia, Leggenda e Tradizione dell’Infiorata

A nord-est di Tivoli, lungo la Via della Montanara, sorge il Santuario della Beata Vergine di Quintiliolo, un luogo di profonda devozione per i tiburtini e meta di pellegrini da secoli. Dedicato alla Madonna di Quintiliolo, il santuario custodisce un’icona sacra del XIII secolo, avvolta da una leggenda affascinante e legata a tradizioni che si rinnovano ogni anno, come la celebre infiorata di Via Domenico Giuliani. Questo articolo esplora la storia del santuario, il mito della scoperta dell’icona e le origini della tradizione floreale che onora la Vergine.


La Storia del Santuario di Quintiliolo
Il Santuario di Quintiliolo trae il suo nome dalla gens romana dei Quintilii, proprietari di una villa i cui resti sono ancora visibili vicino alla chiesetta. La prima menzione del santuario risale al 1005, quando un Regesto sublacense cita una “ecclesia Sanctae Mariae” sul “monte” di Quintiliolo, affidata ai monaci benedettini di Subiaco. L’attuale struttura, in stile neoclassico, fu ricostruita tra il 1757 e il 1766, con un campanile e un convento adiacente dei Padri Cappuccini. La facciata, dominata da un alto campanile, si affaccia su un piazzale semicircolare realizzato nel 1935, che offre una vista panoramica sul Santuario di Ercole Vincitore e il centro storico di Tivoli.



Il santuario è celebre per la venerazione della Madonna di Quintiliolo, un dipinto su tavola databile alla prima metà del XIII secolo, donato dai benedettini di Subiaco. La devozione per questa immagine si consolidò nel tempo, tanto che nel 1755 l’icona della Madonna e del Bambino fu incoronata ufficialmente, un evento commemorato con medaglie coniate in rame per i fedeli e in argento placcato d’oro per le autorità. Il santuario divenne un punto di riferimento spirituale, come testimonia anche la “Preghiera del Pellegrino” composta nel 1803 da Chateaubriand, ispirato dalla devozione di un fedele.
Il Santuario di Quintiliolo non è solo un luogo di culto, ma un simbolo della storia e della fede di Tivoli. La leggenda della scoperta dell’icona della Madonna, il suo legame con i benedettini di Subiaco e la tradizione dell’infiorata riflettono una devozione che unisce spiritualità, arte e comunità. Ogni anno, la processione di maggio e il ritorno dell’icona ad agosto rinnovano un patto tra i tiburtini e la loro “Madonna dell’Abbondanza”, celebrando una tradizione che vive da secoli.

La Leggenda della Scoperta dell’Icona
La storia dell’icona della Madonna di Quintiliolo è avvolta da una leggenda che ne accresce il fascino. Secondo la tradizione, un contadino, identificato come Sant’Isidoro, patrono degli agricoltori, stava arando un campo vicino ai ruderi della villa dei Quintilii. Improvvisamente, i suoi buoi si fermarono e si inginocchiarono, rifiutandosi di proseguire. Dal solco appena scavato emerse miracolosamente un dipinto su tavola raffigurante la Vergine con il Bambino. Si narra che l’icona fosse stata nascosta sottoterra per proteggerla dai barbari iconoclasti, che distruggevano le immagini sacre.
Questa leggenda presenta analogie con un altro racconto legato al Santuario della SS.ma Trinità sul Monte Autore, dove due buoi sopravvissero a un incidente grazie all’intervento divino. Entrambi i miti, originati a Subiaco, furono probabilmente diffusi dai monaci benedettini, che portarono a Tivoli anche il culto della Madonna del Giglio, simbolo presente nell’icona di Quintiliolo. L’icona, con la Vergine in trono che sorregge Gesù, è ricca di simbolismi cristiani: il trono rappresenta la vittoria, i dodici archi agli piedi della Madonna simboleggiano gli apostoli, e il giglio richiama la purezza del Figlio.
Le Origini dell’Infiorata di Tivoli
Ogni prima domenica di maggio, Tivoli celebra l’arrivo dell’icona della Madonna di Quintiliolo con una solenne processione che la conduce dal santuario alla Cattedrale di San Lorenzo, dove rimane esposta fino alla prima domenica di agosto. Questo rito, attestato dal XVII secolo, nacque dalla devozione degli agricoltori, che veneravano la Madonna come “Madonna dell’Abbondanza” per proteggere i raccolti estivi. Nel 1679, i contadini ottennero il permesso di far soggiornare l’icona in città durante i mesi cruciali per l’agricoltura.
Un momento centrale della processione è il passaggio sull’infiorata di Via Domenico Giuliani, anticamente chiamata Via Maggiore. Questa tradizione, iniziata nel 1993 dalla contrada di Via Maggiore, consiste nella realizzazione di un variopinto tappeto floreale che raffigura immagini sacre. Circa 1000 volontari, tra disegnatori, tagliatori e infioratori, lavorano con oltre 26.000 garofani per creare quadri floreali, che i fedeli ammirano durante la processione. I lavori iniziano la sera del sabato precedente, trasformando la strada in un’opera d’arte profumata, visibile fino al passaggio della macchina processionale che trasporta l’icona.
L’infiorata, ispirata alla tradizione del Corpus Domini, è un omaggio alla Madonna e un momento di coesione per la comunità tiburtina. La processione, accompagnata dai “butteri” (conducenti di buoi) e dai frati cappuccini, include tappe significative, come la sosta all’Arco Trionfale, completato nel 1955 per il bicentenario dell’incoronazione, e lo “sparo di maggio” sul Monte Catillo, che annuncia l’arrivo della Vergine in città.



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