Il Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli: Dalle Origini Sacre all'Evoluzione Industriale

Il Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli (l'antica Tibur) è un complesso di notevole importanza storica e architettonica che ha subito una lunga e complessa evoluzione, passando da luogo di culto e commercio romano a fortificazione, centro monastico, e infine a polo industriale, prima di essere riconosciuto e restaurato come sito archeologico.


Origini e Fondazione (Età Arcaica e Tardo Repubblicana)

L'antica Tibur sorgeva in quest'area ed era un nodo cruciale tra l'area latina e quella sabina. Il sito, attraversato dalla Via Tiburtina-Valeria, ricalcava un percorso protostorico di transumanza (spostamento delle greggi).

Si ipotizza che la nascita di un luogo di sosta e di scambio risalga a quest'età remota, sotto la protezione di una divinità italica delle greggi, che in seguito fu assimilata all'Eracle greco e divenne Ercole Vincitore (Hercules Victor).

Ercole era venerato non solo come protettore delle greggi e scopritore di sorgenti salutifere, ma anche come nume bellico, e protettore della mercatura. La pratica della decima (decima parte dei profitti) era strettamente legata al culto, in particolare da parte di mercatores.

La monumentalizzazione del luogo di culto avvenne nel periodo tardorepubblicano, tra la fine del II e gli inizi del I secolo a.C.. Il complesso si rifaceva a quelli dei regni ellenistici.

La struttura si articolava su una grandiosa platea di circa 3 ettari (o 200 x 150 m), sostenuta da imponenti sostruzioni in opus incertum di calcare. Essa includeva un tempio, un teatro (aggiunto successivamente) e un triportico a due piani che si affacciava sulla valle dell'Aniene.

Il santuario aveva una doppia natura: devozionale e commerciale, con i piani inferiori che fungevano da mercato.

Una caratteristica distintiva fu l'inglobamento della Via Tiburtina al di sotto dell'area sacra attraverso un monumentale tunnel coperto, chiamato Via Tecta, che correva obliquamente attraverso le sostruzioni.



Età Imperiale e Declino (I sec. a.C. - VI sec. d.C.)

Durante l'età imperiale, l'Ercole tiburtino mantenne la sua importanza. Strutture amministrative e cultuali si sovrapposero: il collegio degli Herculanei et Augustales fu fondato, probabilmente negli ultimi anni di Augusto, legando il culto di Ercole a quello imperiale.

In questo periodo si attestano anche cariche amministrative come il magister Herculis Victoris (fino al I sec. d.C.) e successivamente il curator fani Herculis Victoris (dal tardo Traiano alla metà del III sec. d.C.), quest'ultimo spesso ricoperto da membri dell'alta classe dirigente imperiale, che gestivano le risorse economiche e la manutenzione.

L'area sacra ospitava anche un teatro destinato a cerimoniali come quelli dei Salii e dei tibicines (suonatori di flauto), oltre a ludi scenici.

Il declino del santuario fu graduale. La basilica divenne inutilizzabile prima del IV secolo. L'abbandono del complesso romano culminò nel VI secolo d.C., anche a causa di problemi strutturali preesistenti e probabilmente del crollo della fronte occidentale.



Medioevo e Rinascimento (VI sec. - XVI sec.)

Durante l'Altomedioevo, il sito fu riutilizzato, forse come fortilizio durante le guerre gotico-bizantine, e le sue strutture servirono come cava di materiali.

Nel XIII secolo si verificò un riuso religioso, con la fondazione di due chiese monastiche: San Giovanni in Votano e Santa Maria del Passo.

Santa Maria del Passo fu ricavata all'interno degli ambienti del livello superiore dell'area sacra e fu frequentata da comunità monastiche dedite allo sfruttamento agricolo.

L'ordine dei Frati Minori (Francescani) si stabilì nell'area attorno alla metà del XIII secolo, sebbene non sia chiaro se officassero in una chiesa o in una "casa fatiscente".

Nel Cinquecento, il sito, noto anche come Villa Tebaldi, divenne sede della scuola dei Gesuiti di Ignazio di Loyola (dal 1548 al 1595).



Età Moderna e Industriale (XVII sec. - Metà XX sec.)

A partire dal Seicento, il sito sviluppò una marcata vocazione industriale. Questo riuso fu reso possibile dall'abbondanza di acqua e dal notevole salto di quota sul versante settentrionale.

Nel 1612, Papa Paolo V installò la fabbrica di archibugi, moschetti e armature della Camera Apostolica (Ferriera Camerale). Successivamente fu impiantata una polveriera.

Nel 1802, Luciano Bonaparte vi istituì una fonderia per la lavorazione del piombo. Il sito divenne un luogo di sperimentazione per macchinari siderurgici (ferro).

Nel 1886, fu installata la Centrale Idroelettrica Mecenate (o Acquoria) dalla Società per le Forze Idrauliche. Questo fu un evento pionieristico, rendendo Tivoli la prima città italiana illuminata elettricamente e la prima al mondo a trasmettere corrente alternata a distanza. L'installazione richiese la costruzione di canali e condotte forzate, alterando profondamente le strutture.

Nel 1889, il santuario, inclusi gli spazi e il podio del tempio, fu riutilizzato dalla cartiera di Giuseppe Segrè (Cartiera Mecenate o Società Cartiere Tiburtine).

La produzione industriale (cartiera) è caduta in disuso soltanto a metà del XX secolo (abbandonata intorno al 1955/56).

Contemporaneamente al riuso industriale, le imponenti rovine divennero una tappa fondamentale del Grand Tour e della cultura romantica europea.



Epoca Contemporanea (Restauro e Valorizzazione)

Le strutture monumentali antiche erano state in parte sepolte sotto secoli di costruzioni successive, soprattutto quelle del XIX e XX secolo.

A partire dalla metà degli anni Novanta del secolo scorso, il santuario è stato oggetto di interventi di restauro e consolidamento. I resti della cartiera e delle strutture in cemento armato sono stati rimossi in questa fase.

Tra il 2007 e il 2011 sono stati eseguiti importanti lavori di restauro e valorizzazione, che hanno incluso il rifacimento e la parziale ricostruzione della cavea del teatro e la creazione di un Antiquarium nell'edificio ottocentesco adiacente la Via Tecta.

Dal 2016, il Santuario di Ercole Vincitore fa parte dell'Istituto Autonomo Villa Adriana e Villa d’Este – Villae di Tivoli del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo.

L'attuale narrazione e valorizzazione del sito si concentra sull'integrazione delle testimonianze di archeologia industriale (come la Centrale Idroelettrica e la Cartiera Segrè), riconosciute come parte integrante della storia del complesso, per offrire un'esperienza di fruizione accessibile e inclusiva.

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