Il Trittico del Santissimo Salvatore di Tivoli: Un Tesoro di Storia, Arte e Fede nella Cattedrale di San Lorenzo

Il Trittico del Santissimo Salvatore di Tivoli non è una semplice opera d'arte sacra, ma l'icona più antica e venerata della città, un vero e proprio ponte tra la storia millenaria tiburtina e la profonda devozione popolare. Custodita da secoli nella Cattedrale di San Lorenzo Martire, questa immagine è un inestimabile patrimonio artistico che merita di essere conosciuto in ogni suo dettaglio, dalla raffinata tecnica pittorica fino alle leggende che ne circondano l'origine.



L'Icona Storica e la Sua Collocazione

L'Immagine del Salvatore di Tivoli è un maestoso trittico, la cui importanza storica e artistica per Tivoli è assoluta. Originariamente, quest'opera era nascosta in una cappella sotterranea, per poi essere trasferita in un altare della nuova basilica, la cui ricostruzione fu voluta dal Cardinale Giulio Roma, che la eresse a sue spese. Un momento cruciale per la comprensione artistica dell'opera avvenne intorno al 1870, quando, a causa di una rottura della lamina d'argento che la ricopriva, fu rimosso il rivestimento del pannello centrale. Questo permise di osservare la pittura sottostante, un'analisi fondamentale che fu trattata dal professor Silla Rosa, Direttore del Bollettino, e culminata con il restauro e la pulitura del dipinto affidati al Cav. De Praj.

Analisi Tecnica e Stile del Trittico

Da un punto di vista tecnico, l'opera è stata realizzata su tela finissima incollata su una robusta tavola di legno, dello spessore di due centimetri. Su questa base, l'artista ha applicato un sottile strato di gesso e successivamente la doratura, la quale funge da base cromatica fondamentale per l'intera composizione.

Lo studio stilistico colloca l'opera attorno al 1100 circa, facendola risalire agli albori del XII secolo. Questa datazione è supportata dalle strette relazioni con gli affreschi della scuola romana del tempo, in particolare quelli della Chiesa di San Clemente (eseguiti tra il 1084 e il 1099) e quelli di Santa Croce in Gerusalemme (completati nel 1145). La figura centrale si distingue per la tecnica e la resa del panneggio, magistralmente ombreggiato con sottilissime linee, che tradiscono una chiara ispirazione alle elaborate miniature e agli smalti bizantini. Nelle figure laterali, invece, l'artista dimostrò maggiore libertà creativa e iconografica, avvicinandosi allo stile narrativo degli affreschi di San Clemente. Questo fiorire artistico si lega al vescovato di Guido (1125-1139), che, detenendo sia il potere civile che quello religioso durante il massimo sviluppo comunale di Tivoli, promosse attivamente la decorazione delle chiese locali. L'opera è considerata, a ragione, una "gemma squisita" dell'arte che il fervente popolo tiburtino volle per sé in quell'epoca.

Iconografia Dettagliata: Il Salvatore e gli Sportelli

Il pannello centrale offre la rappresentazione del Salvatore in trono. Il Cristo è raffigurato seduto frontalmente su un trono di porpora senza spalliera, finemente adornato di perle e pietre preziose; poggia i piedi su uno sgabello dorato e gemmato, e la seduta è completata da un cuscino azzurro scuro con liste dorate e fregi rossi. Veste una tunica e un pallio d'oro, lumeggiati da linee turchine e rosse, e il suo capo è cinto da un nimbo formato da piccoli dischi a stampo, con una croce dipinta con motivi ornamentali rossi. La sua mano destra è in un gesto di benedizione o di eloquio, con anulare e mignolo uniti al pollice, mentre la sinistra, poggiata sul ginocchio sollevato, sorregge un piccolo Vangelo aperto. Su questo libro si legge, a caratteri rossi, il passo di San Giovanni: 

Q U I S E Q U I T U R M E N O N A M B U L A T I N T E N E B R I S S E T A B E B I T L U M E N V I T E I N E T E R N U M 

("Chi mi segue non cammina nelle tenebre ma avrà la luce della vita eterna"). Sotto lo sgabello, sorgono i quattro fiumi simbolici del paradiso e alle estremità si notano due cervi che si dissetano, un'immagine che simboleggia l'umanità assetata di Dio.

Gli sportelli laterali completano l'opera. Lo sportello destro è occupato per tre quarti dalla figura della Vergine, in piedi e leggermente chinata verso il Figlio Divino, in un gesto di intercessione per l'umanità, con la destra sul petto e la sinistra alzata. Veste una tunica e un manto rosso scuro con pieghe evidenziate da linee nere, e l'iscrizione alla base recita: 

S A N C T A M A R I A I N M A C U L A T A V I R G O

L'ultimo quarto inferiore mostra la scena della "Dormitio Virginis" (Transito della Vergine). Lo sportello sinistro ospita per tre quarti San Giovanni Evangelista, raffigurato in sembianze giovanili, vestito con tunica celeste chiaro e pallio rosso, che sorregge un cartiglio con l'inizio del suo Vangelo: 

I N P R I N C I P I O E R A T V E R B U M.... 

L'iscrizione alla base recita: 

S A N C T U S I O H I S E V A N G E L I S T A

La sezione inferiore di questo sportello raffigura il santo, ormai vecchio, che entra vivo nel sepolcro.

Leggende e La Processione dell'Assunta: L'Inchinata



L'immagine del Salvatore è anche al centro di tradizioni e usanze secolari. La leggenda più antica la vuole dipinta da San Luca e donata da San Simplicio nel V secolo, sebbene gli studiosi moderni ne attribuiscano la realizzazione al XII secolo. Un'altra, più popolare, collega il trittico a una gloriosa impresa militare: si narra che l'opera sia stata portata a Tivoli come bottino dopo la distruzione di Tuscolo nel 1191, una tradizione condivisa anche dagli abitanti di Frascati, erede di Tuscolo.

La devozione si manifesta con la celebre Processione dell'Assunta, nota come L'Inchinata. Questa cerimonia, che affonda le radici in un'antica usanza romana risalente al pontificato di Sergio I (687-701), vedeva l'immagine del Salvatore portata in processione per la città alla vigilia e il giorno della Santa Festa di Agosto. Si ritiene che questa processione secolare sia iniziata subito dopo il completamento del trittico, nei primi anni del XII secolo, con la memoria storica più antica che risale allo Statuto Tiburtino del 1305. Durante la processione, l'immagine veniva coperta con un ammantamento di velluto chermisino, ornato con l'arme di Casa Leonina, a sottolineare la solennità dell'evento che vede il Cristo docente a Roma divenire la protettrice del popolo lavoratore tiburtino. La processione del 15 agosto, citata nello Statuto quando si parla degli homines qui vadnnt cum Salvatore, è il culmine di una fede ininterrotta.

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Fonte | Silla Rosa De Angelis, L'immagine del Salvatore di Tivoli, Bollettino di studi storici ed archeologici di Tivoli, Tivoli, 1919 

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